LA BALESTRA ORIGINI E STORIA

La moderna paleontologia concorda nel datare l'invenzione dell'arco, da parte dei primi uomini, a circa 30.000 anni or sono. Si rileva quindi che sin dalla più remota antichità l'uomo sentì il bisogno di inventare armi capaci di scagliare proiettili il più lontano possibile che gli consentissero quindi, di non doversi avvicinare troppo alla preda, evitandogli così il rischio di spaventarla e metterla in fuga. Le origini della balestra sono vaghe e difficilmente databili, molti autorevoli studiosi le fanno risalire alla penisola indocinese attorno al 2500 a.C. suffragati, in questa tesi, dal grande sviluppo che l'arma ha avuto in questa zona del mondo, sin dall'epoca più remota. Moltissimi furono i modelli in cui la Balestra venne costruita ma la principale distinzione rimane fra quelle manesche (caricate a mano tramite leva o cinghia) e le grosse balestre da postazione utilizzate per la difesa delle mura dei castelli o delle navi.
Le prime erano armi leggere, facilmente usabili anche in campo aperto e perciò ricercate non solo per la guerra ma anche per l'uso quotidiano della caccia, mentre le seconde rappresentarono una vera forma di artiglieria leggera in grado di incutere profondo terrore nelle armate attaccanti.
La loro potenza devastante arrivò a far prendere posizione anche alla Chiesa che volendo limitarne l'uso provvide all'emissione di due specifiche Bolle: Nel Concilio Laterano II del 1139 e successivamente con un bando di Papa Innocenzo III venne disposto, sotto pena dei scomunica, che nessun signore dovesse far uso di quest'arma nelle guerre fra "cristiani"... pur ammettendone l'uso nelle guerre contro gli infedeli. La stessa "Magna Charta" conteneva un articolo che ne vietava l'uso in tutta la Gran Bretagna! Caso a parte è rappresentato dai balestrini ad ago, armi minuscole capaci di scagliare un ago, spesso avvelenato, in grado di oltrepassare, se scagliato da vicino, anche più di un corpo umano.
Si narra che Ezzellino da Romano facesse spesso uso di questa infida arma che consentiva di colpire senza essere visti in quanto, non lasciando segni particolarmente visibili, consentiva al sicario di allontanarsi indisturbato. Questi micidiali ordigni vennero infatti universalmente proibiti perché ritenuti armi inutili alla guerra e dannose per la pace. Le ultime balestre che andiamo ad esaminare sono quelle "a palla" in grado di scagliare un sasso o una pallottola di piombo.
Questo tipo di balestre è rimasto in uso per la caccia sino al XVIII secolo ed è tuttora usato da club privati di amanti degli sports antichi. In questo particolare tipo di arma l'arco era inserito in un affusto di legno contente una canna d'acciaio in cui il balestriere inseriva una palla piombo del peso di parecchi grammi e che veniva spinta via dalla corda che andava ad appoggiarvisi contro. Ma la Balestra non fu sempre e solo apportatrice di morte: fra i suoi molteplici modelli è buffo osservarne uno molto in uso in medicina in cui la potenza dell'arco veniva sfruttata per estrazioni particolarmente difficoltose sia di corpi estranei (frecce, lance) che di denti troppo tenaci. Negli ultimi anni si è avuta una ricomparsa della balestra grazie ad un notevole sviluppo tecnologico dei materiali dovuto all' inserimento delle fibre di vetro e di carbonio che hanno notevolmente potenziato, ed al contempo alleggerito, gli archi. Le nuove balestre sono molto usate per la caccia e per il tiro al bersaglio: disciplinato da una federazione internazionale che da anni organizza un campionato mondiale assoluto che vede prevalere gli atleti russi, scandinavi e statunitensi .

IL MEDIOEVO

Fino al secolo X non ci sono pervenute molte notizie sulla balestra. Si sa per certo solo che il suo uso si era andato sempre più espandendo sia in campo militare che in quello civile (caccia). In quegli anni in Italia si costituirono importanti compagnie di balestrieri in grado di offrire i loro servigi a tutti quei signori che ne facevano richiesta, le principali restano quelle di Genova conosciute in tutta Europa.
Numerosi furono i balistari genovesi e pisani, che presero parte alla prima crociata (1096-1099) agli ordini rispettivamente: di Guglielmo Embriaco detto Maglio (i genovesi), e dello Arcivescovo Daiberto (i pisani). Gli ottimi risultati ottenuti dai balestrieri in Terra Santa contribuirono ad un ulteriore diffusione dell'arma che, nel giro di pochi decenni, assurse al ruolo di regina delle armi da offesa. La sua precisione e potenza, che la rendevano capace di scagliare frecce in grado di oltrepassare qualsiasi scudo o corazza, la resero arma estremamente micidiale al punto che il papato volle intervenire, con una Bolla emessa dal Concilio Laterano I successivamente confermata da Papa Innocenzo III, per proibirne l'uso sotto pena di scomunica per quei signori che ne avessero fatto uso nei loro eserciti dimenticandosi che il Papato stesso aveva chiesto a Genova di fornire un certo numero di balestrieri per sostenere l'esercito cristiano nella prima Crociata)....
La ricerca per lo sviluppo delle caratteristiche dell'arma portò allo sviluppo della balistica e della metallurgia direttamente interessata allo studio e sviluppo di nuove leghe e di migliori fusioni di metalli. Da documenti tedeschi del XIII secolo emerge che una balestra da guerra doveva avere una gittata di almeno 320 metri con frecce di 100 grammi. Ralph Payne-Gallwey, autore di un pregevole trattato sulla balestra:"The Crossbow", dichiara, altresì, che una balestra militare ordinaria con arco in metallo, avesse le seguenti caratteristiche: in tiro inclinato a 45° con quadrello da guerra: gittata massima 390 yarde (m.356,62); in tiro teso: 70 yarde (m.64).
Egli stesso ebbe a provare che una grande balestra da postazione della potenza di 550 Kg., in grado di scagliare frecce di 85 grammi alla distanza di 420 mt., mentre lo storico Egon Harmuth sostiene che ne esistessero di capaci di prestazioni doppie. In quegli anni si ebbero due tendenze militari volte a contrapporre, come arma bellica, l'arco alla balestra. L'arco, con la sua leggerezza, garantiva,a coloro che ne facevano uso, una maggior velocità di tiro ma una minor capacità di penetrazione e di gittata.
Gli arcieri inglesi, famosi per il loro "Long Bow" si dovevano limitare all'impiego di archi con forza di lancio inferiore ai 45 Kg. che gli consentivano, scagliando frecce speciali molto leggere, di raggiungere la distanza di circa 275 mt. La balestra era nettamente più potente e micidiale ma lenta nella ricarica tanto che chi ne faceva uso era facile preda di un rapido contrattacco nemico ed è proprio per questo motivo che il balestriere era costantemente scortato e protetto da un particolare armato detto pancaccino, tavolaccino o palvesario armato di un grande scudo rettangolare dietro il quale si riparava il balestriere durante la fase di ricarica. La disputa fra arco e balestra si mise particolarmente in luce luce nel corso della guerra dei cento anni fra Francia ed Inghilterra che vide appunto contrapposti, con alterne fortune, i due gruppi di tiratori: da una parte i francesi che erano maggiormente legati dell'uso della balestra mentre gli inglesi preferivano l'uso dell'arco I Francesi, nelle cui file combattevano i balestrieri genovesi, dovettero soccombere nelle battaglie di Crezy (26/8/1346), Poitiers(1356) e di Azincourt (25/10/1415) proprio per la superiorità dimostrata dagli arcieri inglesi che poterono rimediare rapidamente alle difficoltà derivanti dalle cattive condizioni atmosferiche(soprattutto a Crezy) che, bagnando i meccanismi di sgancio delle balestre le aveva rese inutilizzabili.
Questo non vuol dire che l'arco inglese fosse nettamente superiore tanto è vero che nelle successive battaglie di Avray (1364), Jargeau, Meung, Beaugency(1420), Buagè(1421) Patay e Castillon fu la potenza di tiro delle balestre che fermarono la cavalleria Inglese infliggendogli pesanti perdite. L'uso dell'arma, per fini bellici, si protrasse sino circa al 1500 quando le armi da fuoco presero il sopravvento sulle ormai obsolete balestre anche se il sopravvento di tali armi non fu così immediato come si potrebbe credere: nel 1590 un confronto fra arco e balestra confermò che la balestra era ancora competitiva rispetto agli schioppi.
Le ultime apparizioni della balestra sui campi di battaglia si ebbero nella Battaglia di Marignano del 1514 cui prese parte un battaglione di balestrieri a cavallo e nell'assedio di Torino del 1536, dove si ricorda che un balestriere da solo riuscì ad abbattere più nemici di quanti ne avessero abbattuti tutto il gruppo degli archibugieri.